Incalzati dal dilagare della lotta partigiana nel Governatorato, cioè nei territori occupati della Polonia e della Russia, e costretti a far fronte con mezzi adeguati alla situazione, i nazisti decisero la creazione di un Lager che, oltre a quelli già esistenti e che si dimostravano inadatti alle bisogna, potesse ospitare un gran numero di deportati ed una complessa infrastruttura di imprese ed industrie alle quali adibire la manodopera concentrazionaria. Questo campo doveva inoltre rendere possibile la effettiva, efficiente e sollecita attuazione della «soluzione finale» del problema ebraico, cioè lo sterminio degli ebrei europei, secondo le indicazioni della conferenza di Wannsee.
Nei pressi del villaggio polacco di Oswjecim fu individuato un vasto terreno demaniale che circondava una caserma d’artiglieria in disuso. Questo complesso di 32 edifici poteva costituire il nucleo ideale per l’installazione del Lager.
Visti i piani e sentiti i pareri degli esperti, lo stesso Himmler dette l’ordine di costruire un campo della capacità di almeno 100.000 persone, al quale fu dato il nome, in tedesco, di Auschwitz. Nello stesso tempo fu anche deciso di costruirvi uno stabilimento per la produzione di gomma sintetica della IG Farben, che avrebbe assorbito i primi contingenti di deportati.
Da Sachsenhausen 30 «triangoli verdi», accuratamente scelti, furono trasferiti sul posto, per assumervi le funzioni di Kapo e presiedere ai lavori di sistemazione e alla costruzione delle officine, dei depositi e delle altre installazioni. Intanto si stendevano le recinzioni di filo spinato, si costruivano altre baracche, cucine, magazzini, caserme per i corpi di guardia, strade e raccordi ferroviari.
Migliaia di prigionieri russi e polacchi cominciarono ad affluire ad Auschwitz, per contribuire ai lavori, per lavorare a loro volta nelle aziende agricole e nelle fabbriche che sorgevano come funghi intorno al campo. Si trattava di imprese allettate dai bassi costi di produzione, dato che la manodopera era quella pressoché gratuita fornita dal Lager. Poi c’erano i vantaggiosi contratti di appalto, dai quali l’Amministrazione delle SS ritagliava generosamente la propria fetta di guadagno.
Il campo principale, in breve, non fu più sufficiente. Accanto ad Auschwitz I sorsero prima Birkenau, cioè Auschwitz II poi Monowitz, ossia Auschwitz III. Ma, oltre a questi Lager, si moltiplicavano, man mano aumentavano le esigenze della produzione, i comandi esterni, permanenti o temporanei.
Testo tratto da ANED, Associaizone nazionale ex deportati nei campi nazisti
Bibliografia e sitografia consigliata:
- A. Chiappano, Il complesso concentrazionario di Auschwitz-Birkenau-Monowitz in Il libro dei deportati, volume III, La galassia concentrazionaria SS 1933-1945, Mursia, Milano 2010, pp. 27-61
2. F. Sessi, Visitare Auschwitz. Guida all’ex campo di concentramento e al sito memoriale, Marsilio, Venezia 2011
3. E. Collotti, I campi di concentramento a cura di B. Maida e B. Mantelli, Fondazione Memoria della deportazione, Milano 2007, pp. 41-58.
4. L. Picciotto, La deportazione degli ebrei e la Shoah a cura di B. Maida e B. Mantelli, Fondazione Memoria della deportazione, Milano 2007, pp. 81-100.
5. Memoriale e Museo Auschwitz-Birkenau
6. ANED Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti