Non si sa molto della vita che la famiglia Levi conduce a Parma. Senz’altro è come quella di molte altre famiglie italiane del tempo, divisa tra il lavoro e la cura del podere di Soragna (dove si recano spesso), la scuola e gli impegni famigliari.
Ma la normalità della famiglia Levi si interrompe drasticamente con l’emanazione delle leggi razziali, nel 1938. La famiglia deve separarsi: Bruno e Fausto non possono più studiare nelle scuole di appartenenza e vengono costretti a lasciare la città per continuare la propria istruzione. Bruno andrà in Francia (e poi in Svizzera) mentre Fausto a Milano.
Scoppiata la guerra l’apprensione della famiglia aumenta, specialmente dopo l’8 settembre 1943, quando i tedeschi occupano l’Italia e per gli ebrei si apre un periodo di maggior terrore rispetto al precedente.
Fausto, diplomato, è rientrato a Parma, ma i genitori riescono a mandarlo in Svizzera. Però il clima è molto pesante e non sono pochi gli ebrei della comunità di Soragna con serie preoccupazioni per il futuro. Mosè ed Elena, una volta messi in salvo i figli, progettano di scappare in Svizzera.
Il piano prevede di espatriare il 28 settembre, ma il giorno prima Mosè viene arrestato e condotto nel carcere di Parma, San Francesco, mentre Elena riesce a rifugiarsi presso amici.