Dopo gli interrogatori, la detenzione a Palazzo Rolli e la reclusione nel carcere di San Francesco, Ernesto, Lina e Ida furono trasferiti nel campo di Bolzano. Lì uomini e donne erano internati in sezioni separate, divise l’una dall’altra da un reticolato. Dalla testimonianza di Lina, sappiamo che le due donne svolgevano alcune attività in cucina o si recavano in un castello per cucire le divise dei militari. Non erano rare le botte e le umiliazioni, rimaste impresse nella mente di Lina: “Ogni tanto ci mettevano in fila ed erano botte e spintoni. Ricordo che una volta rovesciarono per terra del riso e me lo fecero raccogliere grano per grano mentre loro ridevano” (L. Polizzi, “Bisognava resistere”, in “Donne, Resistenza e Cittadinanza politica. Avvenimenti, passioni, emozioni, delusioni”, a cura di M. Minardi, Parma, Tipolitografia Benedettina Editrice, 1997, p. 75). Dopo un mese trascorso a Bolzano, Lina e Ida furono portate in Germania, nel campo di concentramento di Ravensbrück. Le due donne avevano perso le tracce di Ernesto a Bolzano e non sapevano se fosse partito con loro per la Germania. L’uomo, da Bolzano, sarebbe stato ben presto trasferito nel campo di Mauthausen.