Nell’autunno del 1943, in un appartamento di Strada Università n. 9 si trovava una donna sola, Doralice Muggia. La solitudine non era di certo volontaria, ma era la conseguenza di alcune vicende occorse in quel periodo: nel settembre 1943 il figlio, Giorgio Nullo Foà, era stato arrestato dai tedeschi sul luogo di lavoro ed era stato portato a Milano, da dove, all’insaputa della madre, sarebbe stato deportato ad Auschwitz. L’altro figlio, Gastone, aveva abbandonato la casa dei genitori già tre anni prima, nel 1940, per rifugiarsi in Palestina. Del marito Enea, invece, si erano perse le tracce dopo l’arresto del figlio Giorgio.
Doralice, ormai anziana – era nata nel 1876 –, dovette affrontare da sola il terribile periodo successivo al 30 novembre 1943, data in cui il regime fascista repubblicano di Salò emanò la circolare n. 5, che prevedeva l’arresto di tutti gli ebrei, italiani e stranieri, il loro internamento nei campi provinciali e la confisca di tutti i loro beni. Doralice, inizialmente, per questioni legate all’età e al cattivo stato di salute, fu risparmiata, ma nel 1944 non ci fu più alcuna remora che potesse trattenere tedeschi e fascisti: la donna fu arrestata e prelevata dalla propria abitazione.