VIAGGIO DELLA MEMORIA AL CONFINE ORIENTALE

1-4 giugno 2022

Viaggio della Memoria organizzato dal Liceo “Romagnosi” in collaborazione con Isrec Parma. Hanno partecipato studenti del Liceo “Romagnosi”, Liceo “Marconi” e Liceo “Sanvitale”.

Programma:

  • 1 giugno: Partenza, arrivo al Campo di Fossoli alle ore 8,30, visita in gruppi.
    Nel pomeriggio visita al campo di concentramento per civili sloveni di Gonars;
  • 2 giugno: in mattinata visita al Museo nazionale di storia contemporanea di Lubiana, al Castello prigione ed al parco cimitero di Begunje, nel pomeriggio visita libera della città;
  • 3 giugno: in mattinata visita al campo di concentramento di Risiera di San Sabba, nel pomeriggio visita alla città di Trieste;
  • 4 giugno: in mattinata visita alla Foiba di Plutone, al Monumento di Basovizza e al paese di Piran sulla costa slovena. Nel pomeriggio rientro a Parma.

Video racconto del viaggio realizzato da Amedeo Cavalca

giorno 1: fossoli e gonars

Al mattino visita al campo di Fossoli, al pomeriggio visita al memoriale del campo di Gonars.

giorno 2: lubiana e begunje

Al mattino visita al Museo nazionale di storia contemporanea di Lubiana:

Al termine della visita al museo, gli studenti hanno intervistato la guida Anastasia Sorgo:

Al pomeriggio visita al castello prigione e parco cimitero di Begunje

Illustrazione di Sofia Covati “prigioniero nella cella di Begunje”.

Nella serata incontro e dibattito con gli studenti per riflettere su quanto visto

"Al termine di queste due primi giorni la cosa che ci ha colpito di più è stata la prigione di Begunje perché durante le visita ci è stato concesso di visitare le celle dei prigionieri oppositori politici e questo ci ha permesso di rivivere la sofferenza e le terribili esperienze dei prigionieri. entrando nelle celle e osservando i muri pieni di incisioni, in qualche modo abbiamo ripercorso il dolore provato tra dediche d’amore, lettere, preghiere, calcoli, poesie, disegni… in particolare abbiamo trovato sul muro di una cella una poesia che recita testuali parole in sloveno “quando mia madre mi ha partorito, non sapeva che avrei sofferto, mi avrebbe messo subito nella tomba per non guardare questo orribile inferno” questa è una poesia che in poche righe trasmette la vera sofferenza di un figlio che parla della madre e sa che se avesse saputo il suo destino, avrebbe fatto di tutto per evitare tale disgrazia. parla di inferno, quell’inferno che lui come tanti altri hanno vissuto. il buio, il freddo, lo struggimento patito, la fame, la perdita dell’identità e la morte, racchiusi in una cella di pochi metri quadri e un finestrella dalla quale penetra solo il buio di una vita ormai finita. a pochi passi, il cimitero. a terra gli occhi cadevano sui nomi. tanti nomi, tante vite e tante storie. partigiani di varie età, tra cui anche uomini giovani, giovanissimi. giovani come noi che hanno lottato con anima e corpo rinunciando.a difendere se stessi. pensare che questo è veramente accaduto, ci sembra tanto lontano eppure è cosi vicino che il ricordo, la tristezza persiste nel tempo fino a questo momento…e speriamo anche nel domani.".
liceo sanvitale
Studenti

giorno 3: trieste

Al mattino visita al campo di concentramento di Risiera di San Sabba

Alcune impressioni raccolte tra gli studenti e le studentesse al termine della visita del memoriale.

Al pomeriggio visita guidata alla città di Trieste

Nella serata secondo incontro di dibattito.

"In seguito alla visita alla risiera di San Sabba, luogo di eliminazione sistematica dei prigionieri di varia etnia, religione, sesso, siamo rimasti profondamente colpiti da una delle storie inedite che ci sono state raccontate dalla guida riguardante una donna partigiana che con grande coraggio ha nascosto per tanto tempo con il suo corpo una delle testimonianze più preziose: un lungo foglio di carta arrotolato con su scritto i nomi di varie compagne. In questa storia traspare un velo di speranza e di solidarietà che copre in parte tutto il dolore e la crudeltà. Tra le mille sofferenze, questa storia possiamo dire sia a lieto fine quando dopo 60 anni uno dei nomi di donne scritto nella lettera e l’autrice dell’elenco si sono riconciliate. Ascoltando le parole della guida, ci siamo immaginate la scena dell’incontro come un momento di grande intensità: le due donne che si guardano da lontano quanto il tempo passato e si rivedono negli occhi e si comprendono l’una con l’altra. Come se fossero sole nello spazio e nulla intorno potesse comprendere le loro emozioni. Ancora una volta queste donne in questa vicenda rispecchiano la realtà di molte: una realtà fatta di umanità, sensibilità, tenerezza, aiuto e conforto reciproco."
liceo sanvitale
Studenti

giorno 4: basovizza e pirano

Al mattino visita la Monumento Foiba di Basovizza

Alcune impressioni raccolte tra gli studenti al termine della visita al monumento.

Al pomeriggio visita alla città di Pirano, dove sono stati visitati i luoghi delle romanzo biografico “I gatti di Pirano. Dal mare istriano ai campi di Fossoli” di Anna Malavisi e Mario Piuca

Alcune riflessioni conclusive

"Storia oppure memoria? Il filo conduttore del nostro Viaggio della Memoria al confine italo-sloveno è stato il tentativo di osservare i principali eventi della storia di quel territorio nel corso del Novecento - l'occupazione italiana della Slovenia prima e durante la seconda guerra mondiale, e i massacri delle foibe che avvengono contestualmente alla fine dei combattimenti in Europa e alla costituzione della Repubblica di Iugoslavia - attraverso lenti diverse da quelle che siamo abituati a indossare. Abbiamo infatti avuto la possibilità di approfondire il punto di vista degli sloveni su quegli avvenimenti: il punto di vista degli "altri", degli "stranieri", dei "nemici" (cosa che in effetti gli sloveni sono stati nei confronti degli italiani, per un certo periodo); un tale esercizio permette di ampliare la prospettiva, aiutando a sviluppare una visione della storia più complessiva e più universale e a lasciarsi alle spalle il sentito dire, i pregiudizi, le approssimazioni grossolane e tendenziose. Questo è particolarmente vero nel caso dei massacri delle foibe, in cui i partigiani iugoslavi, nell'autunno del 1943 e nella primavera del 1945, trucidarono qualche migliaia di residenti italiani delle zone di Trieste e dell'Istria, in un'ondata di violenze diretta contro fascisti e collaborazionisti fascisti (veri o presunti), e contro "nemici del popolo" (altrettanto veri o presunti) che potevano ostacolare la costruzione dello Stato socialista iugoslavo. Ora, nel dibattito pubblico italiano la memoria di queste stragi è fortemente connotata in senso nazionalista: in totale contrasto con i risultati della ricerca storiografica, gli italiani uccisi nelle foibe sono a volte presentati come vittime di una "pulizia etnica" o di un "genocidio", o addirittura paragonati alle vittime dell'Olocausto nazista. Una delle lapidi commemorative del monumento di Basovizza, ad esempio, è stata collocata lì «a ricordo e monito del loro [degli infoibati] supremo olocausto». Lo stesso termine che abitualmente si usa per riferirsi all'Olocausto (appunto) nazista, che però - tanto per le motivazioni relative allo sterminio, quanto per gli ordini di grandezza delle vittime - è diversissimo dagli eccidi delle foibe. Il meccanismo che porta alla distorsione delle vicende delle foibe, e all'attenzione sproporzionata che esse ricevono rispetto ad altri avvenimenti che meno si prestano a rivendicazioni nazionaliste (come l'occupazione italiana della Slovenia dopo la prima guerra mondiale, o l'invasione della Iugoslavia a opera di nazisti tedeschi e fascisti italiani nel 1941), non è ovviamente esclusivo dell'Italia: forse che, nell'opinione pubblica statunitense, le vittime degli attentati dell'11 settembre 2001 non sono ricordate molto più delle vittime delle guerre scatenate dagli Stati Uniti in risposta a quegli attentati, nonostante nel primo caso si parli di 3000 morti e nel secondo di svariate centinaia di migliaia? È però opportuno distinguere tra questo meccanismo e la storia: se il primo è un fenomeno di memoria collettiva, connotata in senso identitario, la seconda è una disciplina scientifica, che si propone di ricostruire i fatti nel modo più accurato possibile. E lasciarsi influenzare da pregiudizi nazionali e rivendicazioni identitarie è un pessimo modo per farlo."
Riccardo Iorio
studente Liceo Romagnosi

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