Lager “di frontiera”, situato nel nord-est della Baviera vicino al confine con la regione dei Sudeti (all’epoca territorio cecoslovacco), il KL Flossenbürg viene aperto il 3 maggio 1938 da prigionieri provenienti da Dachau. Le categorie destinate al campo sono inizialmente quelle degli “asociali” e dei “criminali” (triangoli neri e verdi); come a Mauthausen, è la Deutsche Erd-und Steinwerke GmbH (fondata nell’aprile 1938) a far lavorare i prigionieri nelle cave di pietra circostanti. Ai primi quattrocento prigionieri di Dachau si aggiungono, in novembre, altri 1.300 internati provenienti in gran parte da Buchenwald e Sachsenhausen.
La possibilità di sfruttamento intensivo e fortemente redditizio della manodopera schiavile fa salire, nel giro di un anno, il numero dei prigionieri a 3.000 (contro una capienza iniziale progettata di 1.600 persone).
Con l’inizio e l’evoluzione della guerra, e l’aumento della popolazione del Lager, il lavoro e l’assetto del campo subiscono consistenti modifiche. I primi deportati non tedeschi sono “politici” cecoslovacchi e polacchi, giunti a partire dalla primavera 1940; alla fine dello stesso anno giungono anche i prigionieri di guerra sovietici, confinati in tre blocchi (11-13) isolati all’interno stesso del lager. A partire dal 1942 vengono aperti sottocampi destinati alla produzione di armi e macchine belliche (tra le altre, spicca la produzione degli aerei Messerschmitt 109). Distribuiti tra Baviera, Sassonia e Boemia, arrivano al numero di 97: cinque di essi vengono ceduti dall’amministrazione del lager di Ravensbrück a quella di Flossenbürg nel settembre 1944. Circa la metà (45) erano sfruttati per la produzione industriale; in un quarto di essi (22) si svolgevano attività legate all’edilizia e alle costruzioni. Tra i sottocampi più grandi vanno ricordati quelli di Hersbrück (oltre 4800 internati) e Leitmeritz (Litomerice; oltre 5.000 internati). In quello di Mülsen-Sankt Micheln, ha luogo anche una rivolta dei prigionieri, soffocata nel sangue (maggio 1944).
Luogo di “sterminio attraverso il lavoro”, Flossenbürg conosce anche esecuzioni di massa mirate, soprattutto di prigionieri di guerra sovietici.
A Flossenbürg vengono eseguite anche condanne a morte legate all’attentato contro Hitler, tra qui quella del teologo e filosofo Dietrich Bonhoeffer.
Campo maschile fino al gennaio 1943, Flossenbürg vede poi affluire un numero crescente di donne deportate, sempre distribuite nei lager dipendenti (un settore femminile nel Lager principale fu aperto solo nel marzo 1945).
Al termine di questo periodo (fine 1944) il sistema di lager coordinato dal KL Flossenbürg racchiude circa 40.000 prigionieri, di cui 11.000 donne. Nel 1945 affluiscono deportati evacuati dai lager dell’Est, come Auschwitz, e da altri che vengono progressivamente sfollati, in particolare Gross-Rosen e Buchenwald. A metà aprile i prigionieri risultano 45.813 (di cui 16.000 donne).
Testo tratto dal sito dell’Aned
Bibliografia e sitografia
- Flossenbürg concentration camp 1938-1945. Catalogue of the Permanent Exhibition, KZ-Gedenkstätte Flossenbürg, Flossenbürg Memorial 2009.
- J. Ibel, Il campo di concentramento di Flossenbürg, volume III, La galassia concentrazionaria SS 1933-1945, Mursia, Milano 2010, pp. 231-268.
- A. Chiappano, I lager nazisti. Guida storico-didattica. Flossenbürg, Giuntina, Firenze 2017, pp. 111-126.
- E. Collotti, I campi di concentramento a cura di B. Maida e B. Mantelli, Fondazione Memoria della deportazione, Milano 2007, pp. 41-58.
- B. Maida, La deportazione politica in Otto lezioni sulla deportazione: dall’Italia ai lager a cura di B. Maida e B. Mantelli, Fondazione Memoria della deportazione, Milano 2007, pp. 101-120.
- Memoriale di Flossenburg