Renzo Ildebrando Bocchi nasce nel quartiere popolare dell’Oltretorrente nel 1913, da una famiglia cattolica.
Renzo dopo le scuole elementari e l’avviamento professionale sogna di iscriversi alla Cattolica di Milano, per studiare Lettere. Infatti, ha una passione molto grande per la poesia (nel 1938 pubblicherà La fiamma nel cuore e, nel 1940, Il pane del perdono) che lo aveva indirizzato verso quella scelta. Ma per motivi economici (mantenersi per gli studi gli è impossibile) deve iniziare a lavorare come commesso viaggiatore per una casa di moda.
Nonostante ciò non abbandona le sue passioni, dimostrando un interesse molto grande verso la politica e i problemi sociali della sua epoca, passione certamente incentivata dalla frequenza durante la sua prima giovinezza del circolo cattolico “Domenico Maria Villa” e dei padri stimmatini nel suo quartiere.
La sua visione della società e del mondo in cui viveva portarono Renzo, in un primo tempo, ad avvicinarsi alle idee fasciste. Cose normali per una persona nata ad inizio Novecento e ancora bambino all’avvento del regime.
Quando inizia l’attività giornalistica, a partire dagli anni Trenta, matura un pensiero più profondo e inizia a muovere già timide critiche al regime, forse grazie ai diversi approcci critici alla realtà favorite dal lavoro in diverse testate: collaborò con Ruggero Zangrandi, con la Gazzetta di Parma (ovvero il Corriere Emiliano), Il Mattino di Napoli e così via. L’impegno come giornalista è vissuto da Renzo non solo come una sfida intellettuale, bensì anche sociale. Nel suo modo di pensare l’impegno politico e la fede religiosa sono profondamente connessi, il che lo porta ad osservare la società e i problemi della sua epoca con una visione diversa da quella dettata dal regime.
Una visione che maturerà ancora quando i venti di guerra cominceranno a soffiare sull’Europa.