Roberto Bachi, nato a Torino il 12 marzo 1929, era un bambino di otto anni quando per la prima volta varcò la soglia di ingresso della scuola primaria “F. Mordani” di Ravenna, la più antica della città, entrando a far parte della classe quarta: Roberto aveva frequentato i primi tre anni di scuola elementare a Torino, ma nell’ottobre 1937 aveva dovuto abbandonare la propria città natale per seguire il padre, il Generale Armando Bachi, che aveva ricevuto il compito di comandare la divisione di fanteria del Rubicone, di stanza a Ravenna. Come si può leggere dal registro di classe dell’anno scolastico 1937-1938, conservato nell’archivio della scuola “Mordani”, Roberto aveva ottenuto ottimi giudizi sia in condotta sia nelle varie materie di studio. Non furono tuttavia soltanto le qualità intellettuali a far spiccare Roberto all’interno della classe: da una lettera scritta dal bambino a Silvano Rosetti, un compagno di classe, ricoverato per un periodo in ospedale in seguito ad un intervento chirurgico, emerge la solidità delle relazioni strette da Roberto con i compagni di classe e il suo grande spirito di solidarietà. Così si legge in alcune righe della lettera: “Caro Silvano, ci siamo molto rattristati quando abbiamo saputo che ti hanno portato all’ospedale per farti un’operazione e ti auguriamo una veloce guarigione per riaverti con noi. Ho il tuo quaderno di storia per copiarti ciò che la maestra ci detta e così quando verrai non dovrai che studiare le lezioni indietro”.
Dallo stesso registro di classe in cui, sotto il nominativo di Roberto Bachi, si legge una sfilza di “buono” e “lodevole”, appare, a fianco della parola “osservazioni”, la seguente notazione: “esonerato per la religione”. Ebbene sì, a Roberto Bachi non valsero né un’impeccabile condotta né ottimi voti per scampare all’espulsione dalle scuole degli studenti di religione ebraica decretata in seguito alla promulgazione del Regio Decreto Legge 5 settembre 1938, n. 1390 (“Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista”).
Dal momento dell’abbandono dell’aula scolastica, i compagni di classe non videro più Roberto. Il nome dell’amico sarebbe riapparso ai loro occhi soltanto più di cinquant’anni dopo, quando uno di loro, travolto da un tremendo stupore, vide inciso sulla lapide collocata in piazza Garibaldi in memoria degli ebrei ravennati morti in campo di concentramento il nome di Roberto Bachi. In seguito a questa triste scoperta, furono proprio gli ex compagni di scuola ad avviare, insieme all’allora dirigente della scuola “Mordani”, Giorgio Gaudenzi, un progetto didattico intitolato “Un compagno di scuola: Roberto Bachi, Auschwitz, matricola n. 167973”, premiato nel 2010 dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano attraverso il conferimento di una medaglia.
Grazie a questa collaborazione tra il Preside Gaudenzi e i compagni di classe di Bachi sono state realizzati numerosi eventi dedicati al ricordo di Roberto: il 27 gennaio 2003, in occasione della celebrazione della “Giornata della Memoria”, è stata scoperta, nell’atrio della scuola, “per ricordare, capire, riflettere” una lapide dedicata a Roberto Bachi dai compagni di scuola, dalla direzione didattica, dalla Provincia e dal Comune di Ravenna; in memoria del ragazzo, inoltre, nel 2013 è stata posata, dinnanzi alla “Mordani”, una pietra d’inciampo. A queste iniziative si devono aggiungere la realizzazione del documentario “Roberto bachi. Uno stato di perfetta innocenza”, opera di Fabrizio Varesco, e la messinscena dello spettacolo teatrale “Il viaggio di Roberto”, diretto da Alessio Pizzech, con i testi di Guido Barbieri e le musiche di Paolo Marzocchi.
Contenuti multimediali:
- Lapide in memoria degli ebrei, Ravenna
- “Il Giorno della Memoria. Un compagno di scuola: Roberto Bachi, Auschwitz, matricola n. 167973”, pubblicazione che contiene tutti i contributi e le iniziative realizzate in occasione della “Giornata della Memoria” 2003 presso la scuola elementare “Mordani” di Ravenna
- Roberto Bachi, uno stato di perfetta innocenza. Documentario di Fabrizio Varesco in occasione del Giorno della Memoria. Il ricordo di un alunno della scuola elementare Mordani deportato e morto ad Auschwitz