Tappa 2 – Tripoli

Se è vero che Renzo lavora come commesso viaggiatore e come collaboratore per diverse testate è anche vero che dovette partecipare anche alla vita militare imposta dal regime.

È il 1933 quando Renzo inizia a svolgere il servizio di leva. Servizio che, anche se a fasi alterne, lo vedrà praticamente impegnato fino agli anni Quaranta.

Fu arruolato nel 1° reggimento granatieri di Sardegna e fu di stanza a Roma, nella Saar (la regione annessa alla Germania nel 1935 in seguito al plebiscito) e poi ancora a Roma. Viene poi inviato in Spagna per partecipare alla guerra che il regime fascista combatteva per sostenere le truppe di Francisco Franco. Renzo risulta essere partito come volontario, ma è molto probabile che in realtà fu spinto a parteciparvi dalle pressioni ricevute dai suoi superiori.

Lo scoppio della guerra mondiale, nel 1939 e poi l’ingresso dell’Italia in guerra (1940) vedono Renzo già avvezzo alla vita militare. E il servizio sotto le armi deve continuare: viene inviato sul fronte africano, in Libia. Forse fu l’esperienza più dura per Renzo, in seguito alla quale scriverà la raccolte di poesie Dune Rosse (mai pubblicata).

Sulla sua esperienza in Libia rimane come testimonianza una lettera che scrisse all’amico parmigiano Carlo Andreoni, direttore di diverse testate giornalistiche, l’8 gennaio 1942:

Ti confesso che sono un po’ scosso, ho visto cose che mi hanno profondamente turbato. Un uomo si può abituare a sopportare il suo proprio dolore, ma non mai quello degli altri.

La guerra rende Renzo profondamente scosso dal dolore, che vede pervadere moltissime persone coinvolte in un conflitto immane e che sembra sempre più grande.

Forse è proprio nei deserti della Libia che Renzo approda definitivamente ad un chiaro antifascismo. Un antifascismo maturato nel tempo: la povertà della famiglia che viveva nei quartieri popolari dell’Oltretorrente (con una forte identità antifascista e teatro delle barricate del 1922), la formazione cattolica attenta ai problemi sociali, l’esperienza militare che lo porta a rigettare la guerra e il «dolore» degli altri vissuto come una sofferenza insopportabile.

Un antifascismo che avrebbe trovato sbocco, nel 1943 (con l’armistizio e l’inizio dell’occupazione tedesca dell’Italia), nella scelta per la Resistenza.

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