Nel 1939 Ermanno Fano, Giorgina Padova, la moglie, e Luciano e Liliana Fano, i due figli della coppia, da Pellegrino Parmense si trasferirono a Parma, in Strada del Quartiere n. 9, dove vivevano i genitori e la sorella di Ermanno. La scelta di ricongiungersi agli altri familiari non era stata volontaria, ma era stata dettata da una grave condizione di precarietà determinata dalle conseguenze dell’emanazione delle leggi antiebraiche, che avevano impedito ad Ermanno di proseguire l’attività lavorativa.
Giunta a Parma, la famiglia Fano riuscì a ricostruire un’esistenza apparentemente normale: Luciano e Liliana, in virtù delle disposizioni contenute nell’art. 3 del Regio decreto legge 1779 del 15 novembre 1938, secondo cui “alle scuole di ogni ordine e grado, pubbliche o private, frequentate da alunni italiani, non possono essere iscritti alunni di razza ebraica. È tuttavia consentita l’iscrizione degli alunni di razza ebraica che professino la religione cattolica nelle scuole elementari e medie dipendenti dalle Autorità ecclesiastiche” furono ammessi in due scuole fondate da enti religiosi. Luciano iniziò a frequentare l’Istituto de La Salle, che si trovava in Vicolo Scutellari, mentre Liliana fu iscritta all’Istituto delle Orsoline, sito in Borgo delle Orsoline. Ermanno riuscì fortunatamente a trovare un impiego presso la Farmacia Mantovani, situata in Via Garibaldi 28, dove lavorava in assoluta clandestinità, compromettendo sé stesso e il datore di lavoro, che, attraverso un atto di gratuita solidarietà, era disposto a rischiare l’arresto pur di consentire ad Ermanno Fano di lavorare e di garantire una degna sussistenza alla famiglia.